
Guerra in Medio Oriente: parla il giornalista Domenico Quirico Massimiliano Rais e Domenico Quirico
La situazione in Medio Oriente è sulla bocca di tutti. E’ un orrore senza fine dopo l’attacco di Hamas a Israele. Le immagini dell’attacco all’ospedale mostrano tutta la drammaticità dell’accaduto e ora come ora non si vede una fine. Massimiliano Rais, conduttore di Radiolina e giornalista di Videolina, affronta il tema con Domenico Quirico, giornalista de La Stampa, inviato su tanti fronti di guerra: “Questa purtroppo è la descrizione realistica della situazione. Era un progetto per fare da moltiplicatore della violenza, violenza che si nutre ormai di se stessa col classico sistema dell’offesa e della risposta, del colpo e della vendetta e che rischia, anzi ormai ha già trascinato dentro il proprio meccanismo altri attori che non sono semplicemente Israele, Hamas, i palestinesi e i Paesi che circondano Israele e Palestina ma l’Iran, gli Stati Uniti, la Russia, la Cina”.
In questo momento parlano le armi e le diplomazie hanno difficoltà ad agire a causa dei troppi interessi contrastanti. Chi può svolgere una funzione determinate? Secondo Quirico non possiamo scommettere su virtù e ragione e il problema non è l’eterno conflitto tra Israele e Palestina. Il problema è che questa crisi è all’interno di un contesto di totale disordine internazionale. Non esiste ordine ed equilibrio nella scena geopolitica mondiale, non solo in Medio Oriente. “Siamo in un’epoca di passaggio da un ordine guidato dagli Stati Uniti a qualcosa che non si è ancora materializzato” – dice il giornalista de La Stampa.
Una situazione che è andata via via peggiorando dallo scoppiare della guerra in Ucraina e la metafora utilizzata da Domenico Quirico bene identifica la situazione: “Come spesso accade quando si verifica un terremoto, la faglia che il terremoto provoca, si allarga a 360°, perché tutti gli attori della politica mondiale si rendono conto che l’ordine antico non c’è più e che quel posto che a loro era riservato, piccolo, grande, secondario, o da attori principali, non ha più senso, occorre conquistarne un altro. Allora si formano i primi raggruppamenti: Stati Uniti con gli occidentali, la Russia con la Cina. E i più piccoli ragionano e si muovono sulla base del loro utile. Vanno dove verso i maggiori vantaggi. L’Africa entra in subbuglio, la Cina muove le sue pedine verso la riconquista di Taiwan. L’Azerbaigian salda i suoi conti con l’Armenia”.