
Il primo mulino delle biodiversità della Sardegna Veronica Fadda e Alessandro Mancosu
Alessandro Mancosu, titolare dell’azienda Agrobass, ospite negli studi di Radiolina, racconta il progetto: “E’ stato un percorso abbastanza lungo iniziato nel 2018, fino ad arrivare ad oggi con la nostra sede aziendale nel vecchio mulino Garau che abbiamo riaperto. Abbiamo scommesso tutto sui grani tradizionali e antichi della Sardegna e siamo quasi pronti per rimettere in moto il mulino chiuso da quasi 40 anni”.
Alessandro Mancosu, nelle campagne di Sa Zeppara, sta sperimentando la semina del “Quarantinu”, antico seme di frumento conosciuto in paese come “grano della misericordia”. La definizione, usata nella cultura popolare durante l’attività dei monti frumentari. Quando la semina del grano normale andava perduta per siccità, oppure per eccessive piogge, la seminagione veniva ripetuta nel mese di febbraio/marzo con grano “quarantinu”, semenza che produce in due o tre mesi.
La dottoressa Daniela Ducato, interviene spiegando la preziosità di questo tipo di grano: “Possiamo quasi definire il grano quarantino, come un grano semi selvatico nella sua origine, è il grano del Linas, la prima terra emersa d’Italia che porta con se un patrimonio di biodiversità straordinaria. Il grano quarantino è il grano della sopravvivenza, perché quando non si poteva coltivare l’altro, che aveva una resa maggiore, c’era la possibilità di poter coltivare anche a gennaio e di arrivare ad avere un raccolto”.
L’obiettivo è quello di creare un laboratorio alimentare HACCP all’interno della struttura in modo da poter impastare e macinare le preziose Biodiversità coltivate nella loro azienda e dai colleghi di tutta la Sardegna. Un Mulino in cui accoglieranno chi produce, e chi vuole trasformare, piccole quantità di grano e di legumi, in farina, pasta e pane. Sarà nuovamente un luogo legato alla cultura agricola e sociale, in cui ritrovare le proprie origini, nel quale si scambieranno tecniche di coltivazione, panificazione e pastificazione.
Intervista a cura di Veronica Fadda