
Rivoluzione alimentare? Dal salmone stampato in 3D alla polpetta di mammut Enzo Asuni e Fabio Manca
Qualche giorno fa era primo ottobre e il primo ottobre è anche la Giornata Mondiale Vegetariana. Fa il giro del web e dei social la notizia secondo cui sarebbe arrivato nei supermercati il primo salmone vegano stampato in 3D.
Si tratta di un trancio di salmone stampato in 3D con prodotti assolutamente vegetali. Il suo nome è The Filet – Inspired by Salmon. Le sue fattezze sono quelle del salmone fresco ma quello che possono acquistare gli austriaci al supermercato in realtà si configura come un insieme di proteine e funghi filamentosi che vengono assemblati attraverso una stampante alimentare 3D. La carne è rosacea, venata di grasso e la forma è proprio quella di un trancio appena uscito dal pescivendolo.
L’azienda che lo produce si chiama Revo Foods ed è solo uno dei prodotti che propone sul mercato. Troviamo salmone classico, affumicato e anche un particolare salmone marinato svedese che si chiama Gravlax. Esiste persino una crema spalmabile.
Sono tante le discussioni aperte in rete e la più comune è quella di chi si chiede se anche il sapore resti fedele a quello del salmone. Difficile discutere, invece, sul nobile obiettivo, sulla missione che si propone Robin Simsa, il CEO: la creazione di un’alternativa alimentare creativa che sia sostenibile e personalizzata in base alle esigenze del cliente.
Nella ricetta del salmone, come in altri casi di prodotti sostitutivi della carne, gli ingredienti utilizzati sono funghi filamentosi a cui vengono aggiunti acidi grassi e omega-3 per riprodurre non solo il gusto del salmone ma anche alcune delle sue proprietà.
Cos’ha di speciale questo salmone? Sicuramente non è il primo caso in cui vengono prodotti degli alimenti con questa tecnologia (vengono in mente la cheesecake e le crocchette di pollo) ma la differenza con i precedenti tentativi sta nel fatto che nessun altro prodotto tentato da altre aziende sia mai arrivato negli scaffali dei supermercati.
Le prospettive che possono aprirsi con un mercato di questo tipo lasciano ovviamente spazio alla sostenibilità e pensiamo che, secondo quanto apprendiamo dal sito di Revo Foods, la realizzazione del loro filetto abbatte la formazione di anidride carbonica per una percentuale che spazia dal 77 all’86%. Si riduce inoltre di 20 volte lo spreco di acqua dolce rispetto alla lavorazione del salmone convenzionale. Inoltre la pesca al giorno d’oggi è talmente sovra-sfruttata che i pesci vengono catturati molto più velocemente di quanto riescano a riprodursi.
Un’altra notizia curiosa, che risale a marzo/aprile vede come protagonista l’Australia, dove era stata prodotta una polpetta di Mammut partendo dal suo DNA. Se l’Italia dice no alla carne sintetica, alla carne in provetta, gli australiani diventano invece degli abili provocatori. La scelta della carne di mammut è stata fatta perché risulta l’animale simbolo della perdita di diversità e dei cambiamenti climatici.
Sarà una rivoluzione alimentare? Lo chiediamo ai nostri radioascoltatori.
A cura di Enzo Asuni, social media manager del Gruppo L’Unione Sarda.