
Carne coltivata in laboratorio? Il ‘NO’ va contro il diritto comunitario Massimiliano Rais e Enzo Asuni
I riflettori sono da tempo accesi sui cibi del futuro, dagli insetti alla carne sintetica o in provetta. Per quanto concerne la carne sintetica noi italiani sappiamo benissimo che il nostro governo era totalmente contro quest’ultima anche nel momento in cui alcuni Paesi, invece, si aprivano totalmente a questa innovazione. Dalle polpette di mammut in Australia, generate tramite il DNA dell’animale al Salmone vegetariano stampato in 3D e che si trova nei supermercati della nostra vicina Austria, si desume che le abitudini del mondo stanno cambiando sia per ragioni economiche che ambientali. Per sintetizzare i benefici ambientali della carne prodotta in questo modo possiamo semplicemente dire che verranno smisuratamente ridotte le emissioni di anidride carbonica.
Ora però, se gli italiani e il settore primario in generale avevano già tirato un respiro di sollievo, pare che il Governo abbia ritirato il no “in sordina”. Il governo Meloni ha infatti ritirato il disegno di legge contro la carne sintetica perché risulta incompatibile con le norme europee. Ricordiamo che questo disegno di legge aveva ottenuto il via libera del Senato e che Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura, aveva definito il divieto di coltivazione della carne in laboratorio “una vittoria per l’Italia”. Lo scorso 13 ottobre infatti, il ministro ha dovuto richiedere il ritiro con una comunicazione quasi segreta al ministero dell’impresa a causa della dura legge del diritto europeo. Ricordiamo che ovviamene il diritto comunitario ha prevalenza su quello nazionale, motivo per il quale il divieto di Lollobrigida non sarebbe mai stato accettato. Gli Stati membri, nessuno escluso, infatti sono tenuti a comunicare alla Commissione europea tutti i progetti legislativi relativi alla commercializzazione e alla distribuzione dei beni di consumo e nel caso in cui il progetto vada contro il diritto comunitario, questo viene stracciato immediatamente.
Si scontra con quest’ultimo in almeno due casi: il divieto alla distribuzione di carne coltivata in Italia non avrebbe potuto essere istituito dopo il via libera dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Inoltre, alcuni direbbero “oltre il danno la beffa”, il disegno di legge sarebbe anche in contrasto, come emerge da “Il Foglio”, con le norme comunitarie sulla concorrenza. Già su Wired in un articolo di Kevin Carboni era stato specificato che il divieto del governo Meloni non sarebbe servito a niente perché non avrebbe potuto comunque evitare l’importazione.
A cura di Enzo Asuni, social media manager del Gruppo L’Unione Sarda.