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Caffè Corretto

I deportati sardi finiti nei campi di concentramento

today25 Aprile 2024 80 5

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Furono quindici i sardi deportati nei campi di concentramento: alcuni di loro, tra cui Vittore Bocchetta, scamparono alla morte

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    I deportati sardi finiti nei campi di concentramento Alberto Bocchetta, Giuliana Adamo, Walter Falgio, Massimiliano Rais

Tra le pagine più brutte della Seconda Guerra Mondiale c’è sicuramente lo sterminio di massa nei campi di concentramento. Non tanti sanno che, oltre ai milioni di ebrei, omosessuali, zingari e prigionieri politici, anche dei sardi sono stati vittime della “macchina” nazista (il trasporto 81, viene così definito il trasporto ferroviario in questione). Alberto Bocchetta, scrittore di un libro sul tema citato, ha parlato ai microfoni di Radiolina. Con lui, in studio, anche Walter Falgio e Giuliana Adamo.

Alberto Bocchetta, Walter Falgio, Giuliana Adamo ospiti di Radiolina

Quindici sardi vittime dei campi di concentramento in Germania

Tra questi vi erano persone nate prima del 1900 e alcuni soldati venticinquenni, trovatisi sbandati dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943 (non aderendo alla RSI). La prima destinazione fu il campo di transito a Bolzano – già parte del territorio del Reich – ripartendo successivamente per Flossenburg come tappa intermedia. Dopo una quarantena di venti giorni, vennero poi “smistati” verso altri campi (subendo torture e privazioni di ogni genere). Alcuni nomi: Vittore Bocchetta (scultore e pittore), Mario Ardu (maresciallo di artiglieria), Bruno Col (giudice sassarese), Salvatore Becciu (maresciallo dei Carabinieri Reali presso Arenzano), Giovanni Matza e Michelino Carraca (questi ultimi tre di Ozieri e sopravvissuti). E ancora: un commerciante di vini, un abitante di Escalaplano richiamato alle armi, uno studente allievo-ufficiale e il giudice Cosimo Orrù di San Vero Milis.

Le basi dell’antifascismo: personalità coinvolte nelle attività partigiane

Tante le personalità coinvolte nella Liberazione, tra cui Lidia Beccaria Rolfi, attiva come staffetta partigiana – nella brigata Saluzzo – e deportata durante l’occupazione nazi-fascista. Un’attività che, secondo la Rolfi, rientrava nella normalità delle cose, “nulla di straordinario” diceva. Dei valori che devono essere tramandati in tante modalità. Un esempio: stasera, alle ore 17:00, nella Piazza centrale a Siliqua, un gruppo di ragazze e ragazzi prenderanno la parola per parlare di antifascismo, raccontando storie di lotta partigiana. Anche il già citato Vittore Bocchetta rientra tra quelle figure coinvolte nelle attività di Liberazione.

Parla Giuliana Adamo, scrittrice di due libri su Bocchetta: “Importantissimo ricordare Vittore, un signore nato a Sassari, che morirà a centodue anni presso una casa in affitto a Verona. Quasi ucciso tante volte dai nazi-fascisti, il suo vero compleanno era il 25 aprile (giorno della Liberazione)”. Una personalità, quella di Vittore Bocchetta, profonda. Anno dopo anno continuava a parlare dei suoi compagni sardi deportati sul quel “trasporto 81“, emozionandosi. Lui, che aveva scampato “la marcia della morte“, muore in una piccola casa d’affitto: un dettaglio che sottolinea il suo carattere, “l’essere” di un uomo pieno di valori. Un richiamo, quello della lotta al nazi-fascismo e ai totalitarismi in generale, che deve essere radicato anche nei nostri giorni, anche attraverso alcune letture.

Intervista a cura di Massimiliano Rais
Caffè Corretto del 25-04-2024

 

 


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