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Sant’Efisio: la peste del 1652 era la stessa di cui parlava Manzoni

today3 Maggio 2024 52

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Sant’Efisio: nel 1652 la Sardegna fu colpita dalla peste, in quegli anni nacque la devozione al Santo che celebriamo ancora oggi

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    Sant’Efisio: la peste del 1652 era la stessa di cui parlava Manzoni Celestino Tabasso, Enzo Asuni

 

Cos’ha a che fare Sant’Efisio con la peste del 1652?  La peste in Sardegna arriva a bordo di una tartana spagnola e sbarca esattamente ad Alghero. Era il 1652 quando arriva quella stessa peste descritta da Alessandro Manzoni nel suo capolavoro letterario. Un’epidemia che portò migliaia di vittime in tutti i principali centri. Nel 1655, nonostante le misure precauzionali, le vittime solo nella città di Cagliari risultavano 10.000. Se consideriamo che in quel periodo la città era abitata da circa 20.000 persone stiamo parlando della metà degli abitanti. In quello stesso anno morì anche l’arcivescovo del tempo che si fede arrivare una pelliccia di ermellino da Dolianova.

Sant’Efisio (Archivio Unione Sarda)

Con la peste del 1652 morirono intere famiglie

Nel libro “Sant’Efisio, i segreti di un culto” edito qualche anno fa da L’Unione Sarda e scritto da Paolo Matta leggiamo le parole dello storico Giorgio Aleo: “Morirono intere famiglie colpite da una febbre pestilente caratterizzata da particolari gonfiori nel viso, grossi bubboni e carbonchi in varie parti del corpo”. Si allestirono diversi lazzaretti. Dal tempo ci arriva la testimonianza di un appestato che poi sopravvisse e racconta di essere stato buttato vivo dai seppellitori in uno dei pozzi trasformati in ossari comuni. Raccontò di esserci stato un giorno e una notte. Il giorno dopo cominciò a urlare finché non lo estrassero dal mucchio di cadaveri.

1652/ 1657, Sant’Efisio: il santo che debellò la peste

Quel morbo dilagò nel resto dell’isola e cancellò diversi paesi per sempre, come accadde a Saccargia per esempio. Al termine della pestilenza i cagliaritani si affidarono a Efisio: la sua statua, la stessa di oggi, fu portata in cattedrale da un infinito numero di cagliaritani racconta Aleo. Era fine agosto quando arrivarono le prime piogge e arrivò la fine della tragedia. Sant’Efisio fu riaccompagnato quindi nella sua chiesetta stampacina. Nel maggio del 1657 i cagliaritani condussero il simulacro in processione sino a Nora e tre giorni dopo fece ritorno nella sua città. Da quell’anno il rito si rinnova ogni 1° maggio richiamando a Cagliari fedeli da tutta la Sardegna e non solo.

A cura di Enzo Asuni, social media manager del Gruppo L’Unione Sarda, nella rubrica Social Trends. 


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