
Beniamino Zuncheddu: il testimone ammette di essere stato convinto a fare il suo nome Mariangela Lampis, Irene Testa
Focus sulla strage di Sinnai del 1991 in cui vennero uccisi tre pastori e per quale venne condannato all’ergastolo Beniamino Zuncheddu. Ne abbiamo parlato con Irene Testa, garante regionale dei detenuti. E’ in corso a Roma la revisione del processo che ha portato all’ergastolo il pastore di Burcei. La condanna si basa infatti su una sola prova, la testimonianza di Luigi Pinna, unico sopravvissuto della strage.
Come ha spiegato Irene Testa, il testimone ha ritrattato diverse volte nel corso degli anni. I primi 50 giorni successivi alla strage ha sempre detto di non aver riconosciuto il colpevole, che indossava una calza in testa. Luigi Pinna ha spiegato di essere stato convinto a fare il nome di Beniamino Zuncheddu, attraverso una foto che gli mostrarono. In queste ore Beniamino rifiuta il carcere e l’idea di doverci ancora stare perché ogni giorno in più passato in carcere è un furto nei suoi confronti.
Un abbraccio collettivo importante, quello che la comunità di Burcei ha mostrato in tutti questi anni per difendere l’innocenza di Beniamino Zuncheddu, dagli anziani ai più giovani del paese, tutti uniti nel segno della giustizia con diverse manifestazione e sit-in. Gli abitanti di Burcei si recano a Roma nel corso delle udienze, pagando personalmente i biglietti e talvolta dormendo in aeroporto. C’è un giudizio che pende nella procura di Cagliari e riguarda la libertà condizionale. Una mobilitazione che non è mai mancata e che coinvolge anche il primo cittadino di Burcei. Secondo Irene Testa, quanto avvenuto in Corte d’appello potrebbe cambiare le carte in tavola. Il 21 novembre verranno sentiti altri due testimoni, tra cui la signora Fadda, la figlia del proprietario dell’ovile morto nella strage.
Intervista a cura di Mariangela Lampis.
La Strambata del 17-11-2023.